"Giusto Landini e la cappella di Santa Lucia di Volterra
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Giusto Landini e la cappella
di Santa Lucia di Volterra

L’atto di un notaio contenuto in un registro dell’Archivio di Stato di Firenze ricorda un fatto inedito della vita di un artigiano del Quattrocento, noto a Volterra tanto da essere oggi titolare del nome di un viale: Giusto Landini.
L’uomo fece parte, secondo una delle categorie con le quali si affronta la comprensione della storia trasformandola in racconto popolare, dei “buoni”. Fu infatti di animo coraggioso ma poco pratico e realista. Si oppose alla perdita dell’indipendenza della sua città nei confronti di Firenze in tempi sfavorevoli, e ne pagò le conseguenze.
Osservando però la vicenda in un più ampio contesto, Firenze stessa all’epoca dovette difendersi dalle mire espansionistiche dei Visconti e di altri Signori italiani. Non molto tempo prima (1406) aveva conquistato Pisa e ottenuto un importante accesso al mare per i suoi commerci.
Nel 1427, esausta, aveva voluto rimpinguare il pubblico Erario con l’imposizione di una tassa al contado e al dominio detta del Catasto. Il provvedimento aveva interessato Volterra, le cui famiglie, per sottrarsi all’estimo, più capillare e preciso dell’allibramento locale, e sperando in una trattativa, avevano inviato diciotto ambasciatori nella città dell’Arno. Questi però erano stati messi in prigione e tenuti sotto chiave fino a quando, nel maggio 1429, avevano ceduto e presentato la dichiarazione dei beni.
L’umiliazione aveva provocato in città il malcontento, che fu interpretato dal coraggioso Giusto messosi a capo di una rivolta all’imposizione. La scontentezza però cedette il posto alla paura quando le truppe fiorentine giunsero alle mura. Così il 7 novembre Landini venne convocato nel Palazzo dei Priori e ucciso a tradimento. Tutto tornò subito in pace.

Parentele. Giusto Landini era figlio di Antonio di Giovanni, mercante di estrazione popolare, e di Ughetta di Tile di Giovanni Baldinotti miles (nobile cavaliere) della seconda metà del Trecento.
Era anche il coniuge di Lucia dello Spera, figlia di Gherardo del medico maestro Giovanni (+ 1420) e di Diana Belforti, discendente di un miles ancor più importante, Paolo detto Bocchino, signore di Volterra – o tiranno come scrisse il Villani –, che per il suo regime dispotico fu catturato, consegnato ai fiorentini e decapitato il 10 ottobre 1361.
Landini contava insomma delle parentele di riguardo e forse per questo nel 1429 si trovò a essere insieme rappresentante del popolo e della antica nobiltà volterrana. Occorre aggiungere anche che la città non aveva mai pienamente assimilato la vicenda di Bocchino e, dopo il 1361 si era affidata a Firenze, dividendosi moderatamente al suo interno fra le fazioni belfortesche e antibelfortesche. Tenuta abilmente a bada dai “protettori”, aveva prosperato nei tempi successivi ... e sopito le velleità di indipendenza fino alla crisi del Catasto.

In quest’ottica di appartenenza va interpretato anche l’atto notarile sopra citato, espressione dell’amabile desiderio del Landini di migliorare la sua città anche attraverso la religione, sul modello degli avi, in particolare di Tile Baldinotti che nel testamento aveva donato molto alla chiesa volterrana.
Dal documento si apprende infatti che “Iustus olim Antonii Iohannis Landini contrate sancti Angeli ut dicitur patronis cappelle sancte Lucie site in ecclesia catredali [= cattedrale]” si costituì davanti al “venerabile viro domino Antonio Passuccis archidiacono dicte maioris ecclesie” e a “Michaele olim messer Iusti archipresbitero dicte ecclesie ... de sua libera et spontanea voluntà” e conferì alla cappella un suo proprio pezzo di terra posto nelle pendici a Fonte Correnti, con i confini a primo via, a secondo Cristoforo Biancucci, a terzo Guaspare di Tomme Marchi di Volterra.
Assicurò così una rendita “ut ipsa cappella bene officiatur et ibi misse celebrentur” – affinché la stessa cappella potesse essere bene officiata e vi si celebrassero le messe – tramite il cappellano addetto.
IIl notaio ser Iacopo di Marco Borselli rogò il documento il 22 marzo 1427 nella sacrestia della cattedrale, presenti come testimoni ser Taviano di Gino prete e ser “Ghueriero” [= Guerrieri] di Vittore da Ulignano prete e cappellano della chiesa maggiore.


Su questa cappella di Santa Lucia Gaetano Leoncini nella Illustrazione della cattedrale di Volterra (1869) scrisse che fu fondata o ebbe stabile dotazione nel 1438 per volontà di Michelangelo figlio di Antonio Gazzarrini e di Ughetta Baldinotti, mercante volterrano che il I ottobre aveva fatto testamento a Barcellona. Ricorda anche che l’anno dopo fu destinataria di un legato da parte della madre Ughetta. Secondo il nostro documento però la cappella ottenne il suo patrimonio molti anni prima per volontà di Giusto che fu della stessa famiglia. Michelangelo infatti era suo fratello minore. Aveva diciassette anni al tempo del Catasto, quando fu preso in prestanza, cioè in ostaggio, dai fiorentini, per evitare altre rivolte. Dovette poi vivere lontano dalla patria e occuparsi con una certa nostalgia del faticoso commercio marittimo. Forse da lontano volle adempiere i desideri del coraggioso fratello.

[Giusto ebbe anche due figlie, Vaggia e Felice, che dopo i tristi fatti del 1429, ancora bambine, lasciarono la madre Lucia e vissero nelle case dei Landini con la nonna Ughetta].

Paola Ircani Menichini, 20 marzo 2020. Tutti i diritti riservati


La foto: Palazzo Baldinotti, uno dei più begli edifici di Volterra (2007).